Giacomo guarda fuori dal finestrino.
Guarda il cielo, a scacchiera; tagliato da innumerevoli scie aeree.
L’osserva dal finestrino della macchina in corsa, dal suo seggiolone.
“Un cielo fin troppo grigio – rammenta fra sé e sé – ci vorrebbero almeno seltrerzi di azzurro corallo in una mistero di bianco schiuma, magari sommando dòtre note di perla.”
Giacomo, figlio d’arte di un imbianchino, è appassionato dal colore; da grande infatti vuole fare l’inventore di colori.
Malgrado le sue scarse abilità nelle tabelline e nel far da conto, si pensa che questa passione sia nata per via della sua avversione indiscriminata nei confronti dei numeri dispari – non sopporta l’idea che al mondo ci siano tre colori primari. Per questo, per escludere i numeri dispari, è stato costretto ad elaborare nuovi valori numerici come il “seltrerzi” e il “dòtre”, oppure il “cinquequasiquattro” o il “undiotto”.
E lui pensa, anzi desidera (il grande meccanismo dell’umanità; il desiderio), creare il fantasmagorico quarto colore, con le sue infinite sfumature. Una nuova declinazione della luce. Un colore in grado di ricoprire il grigiume della vita – il grigiore asfalto, direbbe Giacomo – di quella strada consumata, già percorsa, superficiale, eco di un sentito dire e mai di un dire sentito, dal profondo.
Lui, principiante del colore, vede il contrasto assurdo, il disequilibrio tra i vari colori, e la continua diatriba tra il nero e il bianco, e ingenuamente pensa, anzi spera (il gesto più libero della libertà stessa: la speranza) che questo suo quarto colore possa riuscire a colmare il contrasto, e magari legare gli opposti.
“Basta sognare!”, quante volte si è sentito ripreso e ammonito dai grandi, solo perché distratto, a loro dire.
E se bastasse solo sognare? E se il sogno si tramutasse in ambizione, nell’obiettivo da raggiungere, ed in fine diventasse realtà?
Giacomo si è già posto queste domande, con l’ingenuità dei suoi otto anni, e tu?
Lo ha fatto Giacomo, perché non dovresti farlo tu; parlo di sognare l’impossibile.
Lui tra l’altro deve affrontare il fatto di aver sbugiardato babbo natale strappandogli la barba, e con l’arrivo dell’anno nuovo deve accettare il fatto di compiere 9 maledetti anni dispari.
Lui, nonostante tutto, desidera il quarto colore!
Lo ha promesso. Lo ha promesso a sua mamma che riposa nell’alto dei cieli.
–
Ha dato da bere ai fiori.
Cammina sul ghiaino mano a mano.
“Papà, guarda! Questo arancione tramonto e pieno di fiammeggianti rossi, non credi sia bellissimo?!”
“Sì, Giacomino – sorride con il macigno sul cuore – e veramente bello.”
“Ma papà … non credi manchi qualcosa?”
Si fermano, il papà adesso vede il cielo.
“Sai Giacomino, effettivamente manca qualcosa – lo carica in spalle – ci vorrebbe un soltrerzi di sabbia dorata.”
“Ma no papà! Si dice seltrerzi: seltrerzi di sabbia dorata!”
–
Sognate l’impossibile.
Daremo fuoco alle case.
Racconto breve di Alessandro Iride Parlato
Immagine evidenza di Luca Peruzzi
Stronzi
Buon 2020